L’importanza del respiro psichico

In questo stato di emergenza mi sento toccata dall’urgenza di dire delle cose che per me sono importanti. Forse apparentemente di non vitale importanza ma di certo vitali perché abitano tutti, nessuno escluso.

Tutti respiriamo senza rendercene conto finché qualcuno non ci toglie il fiato, o il respiro. Ed è in questi giorni che ci accorgiamo di più quanto sia prezioso questo respirare senza intoppi. Credo che questo non possa che farci bene, non possa che far bene alla nostra onnipotenza che a volte ci protegge e a volte ci illude, con gravi effetti collaterali.

Concretamente, ci toglie il respiro una malattia, improvvisa, inaspettata, sconosciuta e per questo inquietante. Senza sosta professionisti attenti e preziosi stanno facendo di tutto per non toglierci questo respiro, a volte rinunciando al proprio, a un altro respiro, altrettanto indispensabile per rimanere in vita. È un respiro psichico, non tangibile, ma che tutti conosciamo benissimo e sappiamo riconoscere.

Credo che troppo poco si dia attenzione a questo respiro e a quanto in questi giorni sia minacciato, con gravi conseguenze. Improvvise, inaspettate, sconosciute e per questo inquietanti.

La notizia delle rivolte che nelle carceri hanno portato a diversi morti è una notizia che deve far pensare, che impone una riflessione. Davvero ci possiamo sorprendere che dei detenuti che vivono ogni giorno l’isolamento che noi adesso stiamo solo sperimentando, possano accogliere senza colpo ferire la comunicazione della sospensione delle visite da parte dei loro familiari? Unica finestra sul mondo, unico canale affettivo, unico appiglio alla realtà?

Non credo che ci si possa sorprendere ed era prevedibile. Con ciò non intendo muovere critiche a chi di dovere, perché è un tema estremamente complesso e non c’è una ricetta giusta.

Penso che si debba però riconoscere quanto il respiro psichico incida nelle nostre vite e abbia bisogno di essere visto e previsto.

L’attenzione al linguaggio, alla comunicazione, alle emozioni, può evitare esiti drammatici. Non tutti parliamo la stessa lingua. Lo sappiamo ma non ce ne rendiamo conto. Lo sappiamo perché per esempio parliamo ai bambini o agli adolescenti usando un linguaggio e dei toni diversi, ma forse non abbiamo coscienza di quanto sia indispensabile usare il linguaggio giusto per ciascun interlocutore.

Purtroppo non è detto che basti un unico precetto (“stiamo tutti a casa”). Le parole sono importanti e a volte richiedono una traduzione perché possano giungere a destinazione e a destinazioni diverse. Essere accomunati da una stessa situazione non ci rende comunque tutti uguali, abbiamo tutti più o meno gli stessi polmoni ma non la stessa mente, che ha un apparato complesso, fragile e estremamente personalizzato e un sistema immunitario che ha una grande variabilità.

Le emozioni possono convertirsi in azioni ad una velocità impressionante se non passano dal pensiero o da una “camera” che consenta di attenuarle e renderle meno irruente.

Così è stato per i tanti che nella notte tra il 7 e l’8 marzo hanno preso d’assalto i treni per correre al sud ad abbracciare i propri cari, a sentirsi al sicuro. È da condannare? Forse si, per i danni incredibili che potrà comportare quest’azione impulsiva. Ma forse ancora una volta era prevedibile, e come il virus, invisibile. La ragione non sempre ragiona perché non è la sola protagonista del nostro vivere.

Sono fortunata perché ho l’onore di poter fare il mio lavoro e di imparare quotidianamente da esso quanto il respiro psichico sia onnipresente, nel bene e nel male. Purtroppo ho migliaia di colleghi che non hanno quest’onore perché non è riconosciuta l’importanza vitale di questa professione e la possibilità che, indirettamente, dia il suo contributo per salvare delle vite.

Mi assumo il rischio che queste parole siano fraintese e spero che non accada, certamente il respiro che viene dai nostri polmoni è un respiro sacro, che molti più medici, infermieri e operatori sanitari dovrebbero poterci garantire con orari e stipendi degni. Ma porto la mia esperienza come professionista della salute mentale e sento il dovere di condividere l’importanza e il potenziale vitale di questa professione e della psicoterapia come opportunità necessaria, eppure poco conosciuta, poco diffusa nei servizi pubblici, diffidata e poco promossa, poco alla portata di tutti, ma a mio avviso così essenziale per tenerci in vita e fare la differenza.

Marina Liotta

Psicologa Psicoterapeuta